mercoledì 22 maggio 2013

La O di Giotto, nato a Vicchio.


Se si punta il compasso a Vicchio, dato che vi è nato Giotto si può provare a mano libera, e considerando la distanza di Vicchio dai due mari, Tirreno e Adriatico, come diametro, si ottiene un cerchio che comprende agli estremi le località di Rimini a Est e Viareggio a Ovest. 

All’interno molto vicini al centro si trovano le località di Barbiana e Predappio. Queste sono le forze e gli equilibri che si sentono a Vicchio. Se ritagli l’Italia e l’appendi al muro, e metti il chiodo dove c’è scritto Vicchio, probabilmente sta in equilibrio da sola.

Cosa tiene unito questo puzzle chiamato Italia? Deve essere questo strano adesivo generato qui nel centroitalia, che è un collante che si chiama linguaggio, di parole e segni e sogni che hanno letteralmente inventato da queste parti. Un materiale che polimerizza  solo ed esclusivamente sotto il cappello pensatore delle Alpi, necessita di mare vicino ma accade solo in montagna, usa dei ragù che tutto il mondo ci invidia, nasce sotto il segno della croce, è socialista prima di diventare poi qualsiasi altra cosa. E’ pop e chic insieme come le factory di moda mondiali tentano di imitare e guarda dal suo ombelico l’oriente e l’occidente equidistanti dal nostro centro.

Deliziosamente incopiabile e facilmente esportabile questa formula si basa sull’intuizione di Giotto che il cerchio faceva che disegnarlo a mano, tipico da italiano dimenticare la trascendenza di pi greco.
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martedì 14 maggio 2013

FATTORIA LE CASE


Ecco, Dante di cosa si faceva, per avere le visioni ed il modo di sintetizzarle?
O era quel modo di vestire con quei cappelli in testa che producevano le idee? O la dieta? 
Forse sì, è la dieta ed alla fattoria le Case abbiano avuto una nostra misera visione di come si fa ad inventare quello che con non chalanche  il poeta chiamava Commedia.
Comunque tutti i toscani raccontano le storie in un modo che noi poi stiamo ad ascoltarli a bocca aperta e prendiamo appunti.
L’oste della fattoria Le Case ha un curriculum da fare invidia. Imprenditore e sindacalista, cuoco e amante, stilista, storico e poeta. Ed un sensazione che danno solo gli abitanti dei granducati: quella di essere un cittadino. Possono essere ciabattini, lavandaie o eccelsi pittori, liutai o fabbricanti di pellame ma dannazione se non danno sempre l’idea di essere sul pezzo del loro territorio, non da servi o da nobili ma da cittadini. Proprietari del concetto di abitare un posto.
Se sei almeno un po’ abile e leggermente sveglio puoi intravedere parti del Canto del Paradiso attraverso l’assaggio  dei tortelli del Mugello.

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sabato 11 maggio 2013

IL MUGELLO


In televisione viene meglio.

Come quasi tutto, oggi come oggi devi avere la tua sceneggiatura altrimenti non vieni bene.
Riprese da più telecamere, zoom e lenti particolari (e non c’è commerciante all’ingrosso, come esempio di categoria professionale che non necessiterebbe di una rilevante cultura registica, che non dia un approfondita critica alle riprese in steady cam o al cromakey di fondo)  ci hanno abituati ad una vita montata e musicalizzata.



Senza regia noi veniamo male nelle foto e manca solo che salutiamo con la mano, da veri disadattati, non abituati al cool televisivo dello sguardo che non guarda in camera e se guarda è per condividere un segreto.
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domenica 5 maggio 2013

MONGHIDORO


Parte prima.
Ci fermiamo a pranzare a Monghidoro.  
Il paese di Monghidoro non sa di niente,  ma proprio di niente, solo una abbastanza esotica chiesa con all’esterno una statua bronzea di Padre Pio……..però no, cari monghidoresi, e non si può fare così……con tutte le referenze che potete avere. Ragassi, ma da voi è nato Gianni, il Gianni Nazionale…Gianni Morandi!
Ma su, dai, fate un cavolo di Festival sui Musicarelli anni 60…..e che ci vuole?!
Schermo in piazza di dimensioni congrue per il paese, sedie in file, un piccolo palco per invitare Sgarbi per l’inaugurazione (o per la celebrazione di chiusura? Forse è meglio…)
E via di belle serate con gli assessori in prima fila.

Parte seconda
Tutto, dalla scelta di fermarsi a Monghidoro, le domande di Pedro sull’infanzia irrisolta, la vecchiaia incombente, il dilemma di essere vecchi ragazzi o uomini giovanili e tutto quanto il resto che rimane sempre nell’aria ogni volta che ci pensi.
La gioventù è passata come una malattia, che da fastidio che sia guarita. Vorresti ancora averla e passare il tempo a guardarla la ragazza che cresce con te, un attimo e poi le maglie sono strette ed i sogni solo larghi e volati via, quello sguardo dovevi farmelo prima che il tempo si fermasse. E lo sguardo è passato di padre in figlio. 

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mercoledì 1 maggio 2013

APPENNINO BOLOGNESE


Sui colli bolognesi è ambientata la partenza della canzone “Bomba o non Bomba” di Venditti, canzone di cui non ho mai capito veramente il significato ed infatti a Sasso Marconi non incontrammo nessuna ragazza.

Cerco di trovare qualcosa, rimasto nell’aria, della famosa cavalcata di Mogol e Lucio Battisti che da Milano arrivarono a Roma, e passarono dagli appennini tosco-emiliani.
Cosa hanno trovato loro non lo possiamo certo più trovare noi, il decadimento della struttura sociale è stato come quando l’aspirina effervescente si scioglie nell’acqua, lento ma inesorabile.  E dopo quarantanni troviamo solo quel gusto un po’ troppo acidulo dell’aspirina disciolta, ed un senso latente di occasioni perse.   
Probabilmente cercavano ispirazione, ed adesso la loro mi sembra un’esperienza più vicina storicamente all’antica Roma che ai giorni nostri . Quarantanni sono passati con la densità del nucleo centrale di una stella nana bianca,  nel vedere il video di Mogol e Lucio noi al loro confronto sembriamo dei marziani insensibili, indifferenti ed autistici.
Facevano un giro in automobile e tac una canzone,una passeggiata e trac due o tre canzoni, se conoscevano una donna sbam, un long play (con il lato B un po’ meno bello che si erano già stufati e ne volevano conoscere un’altra di donna) se si tagliavano i capelli, mettevano o toglievano il foulard, occhiali da sole su camicioni bianchi tanti testi con musica lì da tenere in riserva per il prossimo disco. E noi che sentivamo i loro dischi per settimane, mesi ed anni un tempo dilatato e gonfio di speranza. 

Adesso viaggiamo  con tutt’intorno un tappeto di dati che ci scorre incontro, un continuo che non dura più un tempo ma si collega direttamente con l’eterno ed è tutto avanti ed è tutto indietro mentre ti avvolge.
Il futuro non è una sorpresa se guardi le previsioni del tempo dal tablet a testa bassa rispetto a dove dovresti guardare cioè in alto.
Viaggio con la visiera alzata anche sino a 120 così mi becco in fronte ad una velocità percepita maggiore il moscone, che non è un dato digitale ma un bell’ammasso di cellule, che viaggiava nell’aria in direzione contraria. Saprò scrivere una canzone su questo ?

IL MOSCONE
Viaggio sulla mia moto nella campagna
E tu dove sei?
Nell’erba, nell’aria, nell’ombra
Avanzano rapidamente i miei pensieri
E tu dove sei?
Nel vento, nel sole, nel  tempo
Guardo il mondo ingenuo intorno a me
E tu dove sei?
Nell’anima, nel cuore…………tra gli occhi
Risveglio e abbaglio di un mondo migliore
Moscone volante manubrio e sterzo d’amore
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