Il turismo compulsivo ha richieste di performance per cui i luoghi deputati devono essere sempre pronti a soddisfare le voglie del turista. Trattasi di vere proprie voglie conformi ad un desiderio canonico e standardizzato, tipo youghurterie o tisanerie in ogni dove. Per ottenere tali performance i posti assumono dosi massicce di viagra, sotto forma di grafica illustrativa e caratteri in corsivo, colori pastello dal tono verde/marrone, che rendono il luogo pronto all’accoppiamento seriale.
Nella genealogia del turismo esiste prima il tipico con le sue fasi lunari giuste, poi esiste la domanda di diventare Patrimonio dell’Umanità all’UNESCO che ti punta contro i suoi protocolli e manda i caschi blu della globalizzazione. Poi vieni omologato con la sanmarinizzazione, ed una scelta di tipicità da catalogo: pavimento a pavè, insegne in ferro battuto, museo della tortura, armature e balestre e tutto il vino deve essere barricato.
E dove è nato imprenditorialmente Farinetti di Eataly che la zona si chiama Baraccone, prima, pensa adesso che ci sono veramente i capannoni del glocal con le insegne “non solo vino”.
Ma a sollevare un po’ il viandante che passa da queste parti, c’è per fortuna la langa astigiana dove ci sono i papaveri, e nei vigneti non si elegge ancora “miss qualcosa”, una signora con il fazzoletto in testa accenna un saluto al nostro passaggio.
mercoledì 29 giugno 2011
Le Langhe turistizzate (Barolo e Monforte)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento